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Tra corpo e anima

striscione
In queste ore il nostro oratorio, come molti altri ambrosiani e delle altre diocesi sparse in Italia, dà il via a tutta la macchina operativa dell’oratorio feriale (o estivo, o grest, o che dir si voglia…).
Dopo tanto tempo, quest’anno da noi viene riproposto l’oratorio durante tutta la giornata e fino a settembre: l’organizzazione è quindi molto articolata, l’impegno si prospetta lungo ed oneroso.
Ringraziamo il Signore che ha permesso la risposta disponibile di molte persone, a vario titolo, per tutti i lavori necessari, da quelli più visibili a quelli più invisibili ed umili.
A titolo personale voglio esprimere l’augurio più sincero a tutti, dal più grande al più piccolo, dal più impegnato a livello di responsabilità a quello che si “limita” (!) ad eseguire gli ordini di qualcun altro.
Mi spiace molto non essere presente e non poter dare il mio apporto, ma il mio lavoro non me lo permette. La promessa è comunque quella di pregare ogni mattina per tutti, perchè questa estate che sta iniziando vi conduca all’autunno con la felicità e la gioia nel cuore.
Che lo Spirito vi accompagni e vi porti in alto, vi sostenga con la sua forza e vi rialzi sulle sue ali quando vi capiterà di cadere.
Metteteci tutto il vostro corpo (everybody) e lasciatevi riscaldare l’anima dal fuoco del servizio!

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Insegnaci a contare i nostri giorni…

Logo Oratorio Feriale 2011

Questa espressione, citazione del salmo 90, si riaggancia un po’ al mio articolo precedente sulla differenza e sul valore del tempo.
Che combinazione! Giusto a questo pensavo in attesa di assistere, questa mattina, alla presentazione dell’Oratorio Feriale per la diocesi milanese. Giusto a questo si è ricollegato don Severino Pagani quando ha messo “i puntini sulle i” questa mattina precisando che lo slogan “Battibaleno” fa sì pensare ad un tempo breve, di più… fulmineo, e quindi che si è voluto, nel progettare l’intero lavoro, badare non tanto alla quantità ma alla qualità del tempo che avvolge il nostro quotidiano.
Il salmo 90, infatti, prosegue con “…e giungeremo alla sapienza del cuore”, quindi il nostro cuore abiterà un tempo qualitativamente buono, ricco, sapiente!
Quest’anno mi è molto piaciuta la novità del sito dedicato all’evento che praticamente funge da supporto per lo scaricamento dei materiali. Anche questo mi ha fatto pensare che la diocesi milanese (solitamente piuttosto restìa a forme di condivisione) stia allineandosi sulle ultime linee della Chiesa. Siamo finalmente arrivati a riconoscere l’utilità degli strumenti virtuali in nostro possesso, a riconoscere che la comunicazione oggi passa attraverso queste forme che i ragazzi “nativi digitali” prediligono e che possiedono in maniera completa.
Ovviamente ora si deve pensare a rimboccarsi le maniche, a oliare le rotelline del cervello, ad orientare mente e cuore verso la preghiera ed il servizio, verso “l’ora et labora” di benedettina derivazione.

Due note a margine, che non so come interpretare, che mi lasciano più di un motivo di confronto e riflessione:
1 – la presentazione era riservata ai responsabili dell’O.F. Mi guardo intorno e vedo molta gente dagli “anta” in sù oltre ad un buon numero di ventenni o giù di lì. Quando il ragazzo che ha spiegato la questione del sito dedicato ha detto “ve lo daremo come fosse una scatola vuota e lo riempiremo man mano, per evitare che si proceda a scaricare tutto in un colpo solo e poi non lo si guarda più. L’ideale sarebbe incaricare un ragazzo che quotidianamente si dedichi a questo servizio”, in platea c’è stato un boato assordante. Come interpretarlo? E’ da intendersi negativamente (perchè gli “anta” pensano ad una scelta non azzeccata) o positivamente (perchè i giovani la considerano una buona idea)?
2 – dov’erano le persone che nella mia parrocchia dedicano il loro tempo all’oratorio feriale? Parlo degli adulti, ovviamente, delle stesse persone che poi, quando i ragazzi tirano fuori un’idea, la bocciano a priori perchè pensano che l’oratorio sia diviso in settori e che i ragazzi devono pensare solo al gioco e non devono essere educati a prendersi anche altre responsabilità. Queste stesse persone considerano l’O.F. come una buona palestra educativa per acquisire lo spirito di servizio giusto, o pensano che gli animatori non cambieranno mai e non sono creta da modellare, da educare, da valorizzare, da cui ricavare un capolavoro? Li vogliono qualitativamente buoni (e la qualità si raggiunge solo attraverso diversi tentativi) o quantitativamente tanti (così più sono e meno ragazzi ha ciascuno da curare)?

Se ci siete, commentate, grazie! Mi piacerebbe molto un confronto.

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