Archivio mensile:agosto 2014

Ce n’è per tutti i gusti

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Agosto volge al termine.
E come il tempo conferma – e molti concordano nell’affermare – è sembrato più ottobre dal punto di vista climatico.
A me ha riservato qualche impegno aggiuntivo e più di una riflessione.
Ho avuto modo di vivere molte serate in oratorio al servizio del bar. E quindi di incrociare e condividere il tempo libero delle persone che lo hanno frequentato. Sarà la mia logica, non posso fare a meno di tracciarne un mezzo profilo.
Ho incrociato il gruppo di “ribelli”, bestemmiatori folli, trasgressivi, bulli, maleducati, mezzi nudi, ragazzine al seguito per fare i fighi.
Poi c’è il gruppo dei “dai che li imitiamo” che un po’ si fanno trascinare, un po’ hanno paura, un po’ tentano di fare lo stesso gioco ma non è nel loro DNA.
Quindi il gruppo dei “calciomani” (o calciopedi?): quelli che vivono per il pallone e si concedono solo qualche intervallo con i mazzi di carte incomprensibili che vanno tanto di moda in questi anni.
E per ultimo i piccoli, quelli che vengono portati dalla famiglia per stare sui giochini all’ingresso e che ovviamente non sono mai soli ma sempre con mamma o papà o nonni o simili.
Detto questo il modo di stare a servizio al bar ha richiesto un certo comportamento. Personalmente non me la sono sentita di trattare tutti allo stesso modo, di indulgere sulla misericordia. Penso che chi sta in un ambiente come l’oratorio, dove Dio è il centro di ogni cosa, deve prima di tutto avere Dio al centro del proprio cuore e della propria esistenza. E per questo non tollero le bestemmie! Di conseguenza è chiaro che ho alzato il tiro nei confronti di chi non ha un comportamento consono all’ambiente ed ho anche alzato la voce in più di una occasione.
Sono contenta dell’opportunità che ho avuto di toccare con mano una situazione che sicuramente non è solo del nostro ambiente oratoriano: è senz’altro condivisa con altri oratori ma è soprattutto uno spaccato di quotidiano. Chi è maleducato, chi è “senza palle”, chi è pallonaro, lo è 24 ore al giorno, 365 (o 366) giorni l’anno.
Un solo gusto mi manca, in questo gelato dai molteplici sapori: i genitori.
Chi li ha visti? Sono barricati in casa dal maltempo o dal disinteresse? E’ sufficiente un cellulare a farli stare tranquilli sul comportamento dei loro figli?

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Datemi un pizzicotto, vi prego!

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Ci sono giorni in cui, leggendo o ascoltando le notizie dagli organi di stampa, mi trovo a desiderare solo che qualcuno mi dia un pizzicotto per dirmi che non è vero, che quello che sto capendo non è la realtà, che quello che è avvenuto l’ho solo sognato.
Oggi è uno di questi giorni!
Non è sicuramente sfuggita a nessuno questa notizia. Che definire sconcertante è riduttivo: ci sono situazioni in cui ci sarebbe solo da aggiornare – in peggio – il vocabolario italiano.
Non ho mai camminato nelle scarpe di Schettino e quindi mi si potrebbe dire che, prima di parlare, dovrei provare a farlo. Ma, oggettivamente, dai riscontri di cronaca, non mi sento di parlarne in maniera positiva.
Che poi lui sia un esperto di “gestione del controllo del panico”, sulla carta, potrebbe anche starci. Tutti noi veniamo spesso chiamati in causa da corsi per la sicurezza, DLgs 626, DLgs 81, ed aggiungete tutti i numeri che volete: in Italia non siamo carenti di questo. Pensate che Schettino non abbia mai partecipato a corsi di questo tipo? Pensate che non possieda un’enciclopedia di attestati in merito? In linea teorica è un luminare della materia.
E poi, guarda un po’ che succede, ma per che diavolo si trovava lì quello scoglio?! Quel pezzo di roccia che ha trasformato la vita terrena di oltre 30 persone (su 4229) in vita eterna, che ha costretto il comandante a passare dalla teoria degli attestati alla pratica delle persone, dei corpi… proprio lì doveva essere? E giù tutte le scuse più assurde del caso: manca solo che ci si chieda chi l’ha portato lì… Già qui ci sarebbe da farsi drizzare i capelli.
Ma, non contento, ecco la notizia di oggi. Ed ecco che il comandante passa da “colpevolmente responsabile” a personaggio pubblico, da invitare alle feste, a cui affidare una lezione alla Sapienza.
A parte il fatto che, da docente dell’ateneo, non avrei mai invitato una persona simile a tenere una lezione; da studente dell’ateneo, non avrei perso tempo a sentirlo parlare.
A parte questo, quello che mi fa rabbrividire è il pensiero di trovarmi a vivere in un mondo ed una società che valorizza le canaglie, in cui nessuno ha più “gli attributi” per chiamare con il proprio nome il bene ed altrettanto fare con il male. E quindi comportarsi di conseguenza, prendendosi le responsabilità del caso.
Siamo sommersi da fiumi di parole, INUTILI!
E siamo poveri di fatti, di testimonianze, di maestri.

Nel primo libro dei Re si narra la vicenda di Salomone, terzo re di Israele, che di fronte a Dio che gli dice “Chiedimi ciò che vuoi che io ti conceda” non chiede niente per se stesso ma “un cuore docile, perché sappia rendere giustizia al tuo popolo e sappia distinguere il bene dal male”.
E nel libro della Sapienza troviamo questo cantico, appunto attribuito a Salomone.
C’è quindi Sapienza e Sapienza: occhio a non confondersi!

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