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Affetto ecclesiale vo’ cercando

Ribloggo qui l’articolo di Enzo Bianchi che appare sul n. 7 di Jesus, mensile dei “Periodici San Paolo”, che ha pubblicato Christian Albini sul suo blog.
Se cliccate sul link potete leggerlo.

Mi sembra molto interessante. O no? Enzo-Bianchi-vi-spiego-cos-e-oggi-il-Male-620x372

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L’inquietudine del cuore

fotoAscoltami, ti prego, con lo stesso cuore aperto con cui ti parlo, cominciando dalle domande che entrambi abbiamo dentro.
Vorrei farmi tuo compagno di strada: ascoltare le domande vere del tuo cuore, confessarti le mie. Questo è importante: non è possibile trovare e dare risposte, se non si sono riconosciute le domande.

(Carlo Maria Martini, Regola di vita del cristiano).

Ecco, forse abbiamo paura delle domande! E di tutto ciò che ne consegue, perchè vuol dire avere coraggio di affrontarle, di dargli un volto ed un nome, o anche solo semplicemente un perchè.
E cerchiamo delle risposte e delle soluzioni senza sapere a cosa stiamo rispondendo.
Ho sempre pensato che le mie domande siano le stesse delle altre persone che incontro ed ho anche avuto diverse conferme sul fatto che sia così, se mi limito ad un confronto molto generale e vago. Ma quando arrivo alle domande vere, quando arrivo a chiedermi il perchè di qualcosa che ci coinvolge più personalmente e direttamente, continuo a trovarmi di fronte tanti piccoli mattoncini da abbattere.
Che stupidi che siamo, quanti inviti respinti, quante parole non dette, quanti sguardi non ricambiati. Tante volte la vita ci passa accanto e noi non ce ne accorgiamo nemmeno.

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Quante volte

ricordi in un film


E’ ormai una settimana che mi gira nella testa un pensiero, direttamente provocato da una presenza che abbiamo nella nostra parrocchia in questi giorni: suor Giovanna.
Il nostro primo incontro risale allo scorso millennio (questo per farvi capire che non sono giovane…), incontro anche questo legato alla sua presenza tra noi per un breve periodo di tempo. Sì, mi sono portata via un ricordo di quei giorni, ho rivisto questa persona in altre occasioni, in altri posti, in altri ambiti… niente di particolare, una persona che hai conosciuto e che intravedi/rivedi sempre con piacere ma senza particolari legami.
Passano gli anni, questa persona torna tra noi e, come lei mi ha raccontato, nel momento in cui è arrivata, immediatamente fa l’associazione “Marnate = Cesarina”.
Non mi vede, non osa chiedere… poi compaio dopo qualche giorno (ero al mare) ed ecco che scatta la molla, questo pensiero che mi sta accompagnando da allora.
Facciamo quattro chiacchiere, non solo di circostanza, si parla anche di faccende personali, ed è come se tutti questi anni vengono cancellati in un attimo. Da quel che lei mi dice, fin dal primo incontro, si è portata via un buon ricordo che ha comunque conservato in tutti questi anni (come d’altra parte è successo a me, forse con meno intensità, ma non certo con meno affetto).

La riflessione che mi perseguita è questa: ma ci rendiamo conto che ogni volta che incontriamo qualcuno per questo qualcuno diventiamo presenza e ricordo? Quante volte ho avvicinato persone in maniera errata e magari si sono portate appresso una visione distorta di me? Quante volte, invece, queste persone sono state edificate da una mia parola, da un gesto, da un sorriso? Quante volte sono stata testimone di bontà e di bene, quante volte invece ho ferito?

Ma è possibile rivedersi dopo 17 anni ed accorgersi che, pur non conoscendosi, sei sulla stessa lunghezza d’onda?
Sì, è possibile… ma solo a chi depone il proprio cuore e la propria mente nelle mani di Qualcuno!

Grazie, sister Gio, ho respirato con te!

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Quanto tempo ho?

Ieri, per motivi di lavoro, ho rivisto con piacere una persona che non vedevo da qualche anno. Ci era capitato di sentirci al telefono, ma rivederci no. Alla fine della mattinata ero contenta di aver trascorso quasi un’oretta insieme, raccontandoci le ultime vicissitudini delle nostre reciproche vite, ripartendo da dove ci eravamo lasciate, ma in realtà avendo netta la sensazione di non esserci mai lasciate, che il tempo non era veramente trascorso se non puramente per una questione di successione di istanti e che quell’oretta ci aveva donato vicinanza e condivisione.

Mi sono poi ritrovata ieri sera a ripensare a questo momento della giornata e la riflessione si è allargata per un procedimento naturale a quante relazioni intrattengo ogni giorno e che tipo di relazioni vivo, in quali invece sopravvivo, cosa cerco da una relazione.
Sicchè mi sono resa conto che:
1 – odio sprecare il tempo se non mi permette di imparare qualcosa da una relazione;
2 – sto sprecando tanto tempo dietro a relazioni che non mi lasciano proprio niente, al contrario mi irritano e mi peggiorano;
3 – inevitabilmente tutte le relazioni stanno diventando molto superficiali ed io molto più superficiale di loro;
4 – molte delle relazioni che credevo amicizie e che comunque sono nate in un ambiente che dovrebbe favorire l’amicizia, si sono rivelate vere e proprie occasioni di opportunismo, teso a mostrare solo la buona altrui facciata;
5 – o santo cielo… sto sopravvivendo!!!

Preso atto di ciò, credo che quel che cerco sia, in realtà, la capacità di relazionarsi e di collaborare, di confrontarsi e di crescere, di accettarsi anche nelle diversità, che spesso sono vissute da alcuni come delle barriere. Io stessa ho imparato ad accettare le diversità solo da poco: non so se questo è segno di maturità; di certo è la parte più evidente di una bella caduta da cavallo qualche anno fa…

Quanto tempo ho in attesa della prossima caduta?

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Berlicche

IL CIELO VISTO DAL BASSO

Io Amo Castiglione Olona

la distanza tra Gerusalemme ed Emmaus