Archivio mensile:aprile 2012

Cadaveri o amanti?


Tutto nasce da qui!
Stamattina mi compare il consueto articolo proposto da “vino nuovo” sulla bacheca di facebook ed il titolo mi colpisce all’istante. Poi noto che l’articolo è di Gilberto Borghi che sempre parla dei suoi ragazzi allievi, che sempre prende spunto da loro… e la curiosità cresce. Detto, fatto: pianto tutto e leggo immediatamente! Lettura veloce per il poco tempo a disposizione e la mente occupata da altri pensieri. Ma intanto comincio a ricavarne una prima impressione, ed il titolo ronza in testa tutto il giorno. Finalmente vien sera e mi posso dedicare ad una lettura più calma ed attenta, posso focalizzare meglio il problema. La mente vaga…
Dunque: “predicate regole morte”! Questa è proprio una gran bella provocazione. Per ridurlo ad un principio matematico, praticamente noi cristiani siamo dei cadaveri, o giù di lì. Forse è la stessa cosa che direbbero alcuni ragazzi di mia conoscenza, anche se hanno anche loro idee molto chiare, anche se fanno parte del giro e non sono allergici al fumo delle candele. Forse questi stessi ragazzi (che non leggeranno questo post) hanno un’idea molto filantropica dell’extracomunitario che sta sulla porta della chiesa, più o meno come gli alunni del prof. Gilberto.
Ma il nocciolo della questione non sta nel mio comportamento?
Non sono io, ormai “nel mezzo del cammin”, a predicare regole morte?
Quando frequentano la comunità parrocchiale che tipo di testimonianza vedono questi ragazzi? Che tipo di messaggio trasmetto quando sono lì più o meno con loro?
Quando sorrido riesco a trasmettere la gioia della fede? Quanto quel che dico è lontano da quel che faccio? Quanto spazio dò loro per fare in modo di vivere un’esperienza di fede?
Già, ma cos’è la fede?
Esiste un termometro per misurarla? E’ virale, contagiosa? Come si trasmette?
Più volte mi sono ritrovata a crucciarmi del fatto che gli adolescenti ed i giovani hanno poco spazio, non riescono a stare insieme avendo per perno un pur piccolo cammino comune di fede; più volte mi sono chiesta quanto e come servono i vari momenti di preghiera pensati per loro, quanto sono sballottati tra un incontro ed un altro, senza capire bene qual è il filo che li lega.
Continuo a vedere troppi adulti ancorati all’ “abbiamo sempre fatto così”, che propongono gli appuntamenti di preghiera come fossero un obbligo, un cartellino da timbrare per potersi dire “bravi ragazzi” o perchè siccome sei qui in oratorio e ti diverti, allora devi anche partecipare quando ci sono iniziative per te.
E’ vero che l’età stessa necessita di richiami e di guide, ma è anche vero che non deve passare il messaggio che la fede è un insieme di obblighi.
Giusto per riprendere lo spunto proposto da Gilberto, quando si ama non ci sono obblighi, ma solo piaceri! Piaceri a 360 gradi! L’amore ti rivolta come un calzino e ti porta a fare cose che nemmeno pensavi fino ad un secondo prima. L’amore muove tutto, ti cambia la vita. Niente è obbligo, ma tutto spinge lì. Una persona diventa improvvisamente il centro di tutto. Ed il bello è che quando racconti di questo amore, perfino “la pelle del viso è raggiante”, si vede lontanto 11 chilometri che c’è qualcosa che ti sta cambiando.
E non c’è orologio, appuntamento, cosa da fare… ma c’è un pensare insieme la giornata e la vita!
Ma se questo è amore, vi immaginate l’Amore?
Riuscite ad immaginarlo? Riuscite a vedervi così immersi in un’avventura dove ogni persona che incontrate è una persona da amare non per obbligo ma per scelta, non perchè me lo dice Gesù o la mia catechista, ma perchè E’ Gesù!
Ecco: tra il mio essere cadavere ed il mio desiderio di essere amante c’è una Persona che io non mi stanco mai di amare. Per questa Persona mi rimbocco spesso le maniche ed, ancor più spesso, mi interrogo. Non mi stanco di cercarlo, non mi stanco di averlo al fianco, non mi stanco di chiedergli una fede CON le opere e l’umiltà di non mettermi in mostra, ma di raccontare la Sua bellezza. Solo così chi mi incontra vede un’amante, non un cadavere!

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I volti dell’evento


Appunti a margine dello scorso fine settimana.
Triuggio, nella verde e profonda Brianza, ai piedi del Resegone, mi accoglie come una pagina di manzoniana memoria. La bellissima villa S. Cuore è sempre lì a giganteggiare tra le nuove ville ed i vecchi cascinali lombardi, immersa nella natura e nel silenzio.
Varco la porta e trovo l’attuale rettore, faccia comunque conosciuta ormai 30/35 anni fa alla FOM, più o meno ai tempi di don Erminio (oggi mons. De Scalzi) all’ACR. Sempre allegro, simpatico, disponibile, la classica persona che vorresti avere per parroco perchè anche solo guardandolo in viso testimonia la gioia e la bellezza della fede!
E poi, puff… giù a capofitto in notizie, slides, numeri, mappe, percorsi, appuntamenti. Un fine settimana intenso, in cui l’unica cosa che puoi fare è prestare attenzione assoluta per non farti prendere impreparata dalla carica del milione di persone che incontrerai tra un mese! E che da “scusi, dove sono i servizi?” a “posso andare più avanti per vedere il Papa” ti faranno trascorrere una settimana in apnea (ed io che pensavo di togliermi le quotidiane tossine dell’ufficio… sigh…).
Tantissime notizie, interessantissime, che mi hanno fatto capire quanto è complessa l’organizzazione di un evento a cui presenzia il Santo Padre; a prima vista potrebbe sembrare un’eccessiva burocratizzazione della situazione ma, in effetti, vissuta da dentro, mi sono accorta di quante cose sono coinvolte e si mettono in moto. E, di conseguenza, quanto è importante una buona preparazione dei volontari.
Graditissima la presenza di due Cardinali: l’emerito milanese Tettamanzi, con il quale ho avuto la gioia di passare un bel quarto d’ora in amabile conversazione, e mons. Antonelli, emerito di Firenze e capo del Pontificio Consiglio per la Famiglia (area vaticana). Ti aspetti uno “che se la tira” ed invece te lo ritrovi la domenica seduto in mezzo a noi a riempirsi anche lui di informazioni, a toccare con mano la complessità della macchina in movimento, a scherzare… Tutto questo non senza averci riservato, la sera precedente, un bell’intervento di riflessione, prima dell’adorazione eucaristica.
Di questo week-end una cosa su tutte mi ha colpito e mi sembra bello sottolineare: è stata richiamata a tutti noi l’importanza assoluta del nostro ruolo. In particolare è stato rimarcato il fatto che “voi siete i volti dell’evento. I pellegrini vedranno voi, più che il Santo Padre; a voi rivolgeranno domande, voi li accoglierete… questo sta a significare l’importanza di un ruolo da vivere serenamente, con gioia, a servizio di tutti, sempre con il sorriso sulle labbra e negli occhi. Chi vi incontra deve tornare a casa rallegrato dalla vostra presenza e con la sensazione di aver vissuto un bellissimo evento con tanti amici tutti lì per Cristo”.
Ecco il senso del nostro servizio per tutte le famiglie che aspettiamo con gioia a Milano.

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Pentalogo

Copio da frate Ezio Battaglia un ottimo “pentalogo”: cinque regole da non dimenticare mai per diventare una persona migliore.

1° Potrai fare grandi cose, ma solo se permetterai a Dio di tenerti per mano. Permetterai così ad altri esseri umani di accedere ai molti doni che possiedi.
Sono sicura che Dio mi sta tenendo per mano. Presto i miei doni avranno libero accesso!

2° Di tanto in tanto sperimenterai una dolorosa “temperata”, attraversando vari problemi, ma ti servirà per diventare una persona più forte.
Benedette temperate! Le auguro a tutti: il segreto della forza è tutto qui. Posso avere un aiuto dal DNA, ma niente è bello come le temperate divine (difatti, chi non le ha mai beccate, è molliccio ed informe)!

3° Sarai capace di correggere e superare gli errori che potrai fare.
Anche gli errori sono un po’ come le temperate: più ne commetti, più ti danno forza. Io sono del parere che qualsiasi cosa, purchè non negativa, deve essere provata almeno una volta nella vita, anche a costo di sbagliare. Ci sono persone piene di certezze, che non sbagliano mai… salvo poi sbagliare l’approccio stesso della vita e dei rapporti con gli altri.

4° La parte più importante di te sarà sempre quella interna.
Riservata a pochissimi: non mi sono mai fatta distruggere dentro. Tutti mi conoscono in apparenza, o per sentito dire, o per pregiudizio: chi ha mai veramente scavato all’interno?

5° Su qualsiasi superficie camminerai, dovrai lasciare il tuo segno. Non importa quale sarà la situazione, dovrai continuare a servire Dio in tutto.
Questa non me la dimentico MAI! Instancabile annunciatrice e testimone (piena di sbagli, ma con la voglia di Amare questa vita come Lui mi ama)!

Sei fatto per fare grandi cose!
Purtroppo (per gli altri) ho tanti talenti. Sono inimitabile?

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Prima corinzi tredici

Il seguente post è uno “pseudoepigrafo paolino”; mi scuserà l’autore… del quale tento di essere indegna imitatrice!
Qui trovate il molto più significativo originale.


Anche se io frequentassi la mia parrocchia armata di tante buone intenzioni,
anche se ad essa dedicassi tutto il mio tempo e le mie forze
e fossi presente ad ogni appuntamento,
anche se sentissi la mia presenza come necessaria
e possedessi competenze tali da poter aiutare la mia comunità
a camminare tra le vicende del mondo,
ma non avessi la sapienza per capire
se quello che sto facendo serve solo a me
o è utile per il bene comune,
se non avessi l’umiltà di conoscere
quando è il caso di farmi da parte,
sarei un ostacolo per la mia comunità,
camminerei senza essere in grado di indicare la strada
percorrerei una via che non porta alla gioia
ma alla disgregazione.

La sapienza è dono dello Spirito
e si acquista con la passione per l’uomo e per la Parola:
non si compra, non si vende, ma si acquisisce
spendendo la propria vita,
non con le parole ma con l’impegno,
non con le buone intenzioni ma con il rimboccarsi le maniche,
coerenti in tutto, tra parole ed opere.
Adesso viviamo un periodo confuso,
non abbiamo nè modo
nè tempo per incontrarci,
nè cerchiamo una soluzione,
non affrontiamo nessuna fatica
e ognuno pensa di fare il giusto.

Una sola cosa è importante:
profumiamo troppo di incenso,
abbiamo le scarpe pulite, i vestiti in ordine,
un aspetto troppo ordinato ed un cuore impolverato;
talvolta amiamo i nostri fratelli
con un amore che è falso ed egoista.
Dobbiamo amare come Lui, cioè Lui deve amare in noi.

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Berlicche

IL CIELO VISTO DAL BASSO

Io Amo Castiglione Olona

la distanza tra Gerusalemme ed Emmaus