Archivi tag: Martini

Le ragioni del mio credere

Stralcio dalle pagg. 942/943 della monografia edita da Mondadori sul Cardinal Martini. Qualche domandina a caso, facile facile…

Credere è una grazia: capita a tutti o soltanto a qualcuno?
Credere è una decisione della volontà o una inclinazione del cuore?
E’ proprio necessario credere o è forse meglio starsene in disparte?

E ancora: perchè c’è tanta irresponsabilità nel mondo?
E’ possibile camminare verso un mondo più responsabile?
La fede e il non credere hanno qualcosa a che vedere con la storia del mondo?
Che senso ha riferirsi a Gesù Cristo per risolvere i nostri problemi di oggi?

27160216146787

Contrassegnato da tag ,

Un weekend con Martini

martini_635x_vedelontano_794971E’ trascorso il primo anno senza la presenza terrena del cardinal Martini, ma la sua presenza spirituale si è fatta sentire, eccome!
Lo scorso sabato mi sono proposta, ed ho mantenuto la promessa, di recarmi sulla sua tomba in duomo. Prima delle 8 di mattina, con Milano ed il duomo praticamente deserti, sono arrivata alla tomba ed è stato molto bello potersi fermare in raccoglimento, vedere che altre persone facevano altrettanto in un via vai continuo di gente di ogni tipo. Ogni testa un po’ incanutita mi faceva pensare al fatto che, come me, questa stessa testa era lì a sentirlo negli anni della propria gioventù e portava con sè il piccolo o grande ricordo personale, portava tutto il bene ricevuto da lui ed a lui ridonato nel corso della vita. La dimostrazione di affetto ed il grazie personale!
Prima di questo momento non mi sono fatta mancare una specie di “preparazione”. Nelle due serate precedenti ho letto il libro di don Damiano e visto il DVD presentato alla Mostra di Venezia. Li ritengo due piccoli capolavori: il libro di don Damiano trasuda affetto e vita da ogni pagina, sembra quasi di vivere i momenti che racconta, dal più piccolo al più importante.
Del DVD mi hanno colpito l’inizio con la voce stentorea del cardinale che riecheggia nel duomo e la mente è ritornata a tante parole ascoltate con la stessa intensità, lo stesso calore, la stessa emozione, la stessa vicinanza; l’ultimo pezzo di video con le ultime parole e la voce che non c’è più, che esce con molta fatica, ma che ancora è una benedizione; ed il fantastico finale che ci dimostra come il Signore ha ascoltato la preghiera del cardinale… anzi, forse il cardinale, arrivato lassù, ha avuto subito un canale privilegiato!
Martini non si dimentica. Noi che l’abbiamo avuto come maestro e padre non possiamo dimenticarlo. E dobbiamo continuare ad inquietarci, a guardare lontano! Ed a sperare di poterlo annoverare, un giorno, tra i Padri della Chiesa!

Contrassegnato da tag , ,

I due pezzi mancanti

martini6
Questa è l’immagine “ufficiale” dell’ultimo incontro tra il card. Martini e papa Benedetto XVI, sabato 2 giugno dello scorso anno, in Arcivescovado a Milano.
Entrambi oggi ci mancano: uno da ormai 6 mesi, l’altro solo da poche ore!
Due grandi figure della Chiesa contemporanea. Ad uno devo la bellezza della fede, all’altro il grande insegnamento dell’umiltà. Con uno sono cresciuta, l’altro “me lo sono ritrovata tra i piedi” il 19 aprile 2005, quando, anche solo per un attimo, ho sperato che la fumata bianca fosse proprio per il “mio cardinale”, pur sapendo la cosa abbastanza improbabile dato il morbo che ormai lo affliggeva.
Uno è forse un papa mancato, l’altro il papa che ha abdicato. Due persone riservate, in qualche modo timidi entrambi, quasi consapevoli della gravità del ruolo di cui sono stati investiti. Titubanti nell’accettare, ma poi incamminati sui sentieri di Chi, più grande di loro, ha guidato la loro storia (e la nostra per il periodo in cui li abbiamo affiancati).
Mancano le loro intelligenze profonde, manca la loro capacità profetica di vedere oltre, manca la scomodità della parola che non è mai stata la loro, ma Verbo eterno testimoniato dai tetti sui quali si sono trovati a vivere!
Sono veramente le lampade che illuminano tutta la Chiesa; non sono due pezzi mancanti, ma come due pietre che, nascoste nelle fondamenta, reggono tutto l’edificio!

Contrassegnato da tag , , ,

La peste

800px-Yersinia_pestisIn questo periodo sto leggendo questo libro che mi è stato regalato a Natale: testo molto bello che praticamente attraversa la storia, non solo ecclesiale, degli anni “martiniani” a Milano (come specchiarsi nel passato!).
Questa mattina mi capita di leggere, a pag. 290, questo testo nel quale l’autore Marco Garzonio, in riferimento alle tre pesti indicate da Martini nel 1984, in occasione della processione penitenziale promossa per le vie del centro città ricorrendo il quarto centenario di san Carlo, dà questa definizione:
Parlare di peste è alludere a qualcosa di oscuro, di misterioso, di appiccicoso, che quando ti accorgi di averlo addosso può essere tardi; un morbo che aggredisce e corrode, che incute il senso dell’impotenza nella prevenzione e della difficoltà sia nella cura, sia nel risalire alle cause; una malattia tanto pervasiva e difficile da accettare che, quando scoppia e si diffonde, scattano le ricerche degli agenti esterni da cui farla derivare, gli eserciti che una volta portavano la peste, o le proiezioni più mostruose, da caccia alle streghe e processi sommari agli “untori”. Ma non rientra nello stile di Martini agitare i rischi dei mali, come usavano i vecchi predicatori, per incutere paura e suscitare ravvedimenti. Il male esiste, va affrontato, e il primo passo è riconoscerlo, nominarlo. L’invito è a pregare, a riflettere, a battersi il petto in penitenza ed in ascolto di Gesù “per stimolare non soltanto la nostra buona volontà e il nostro impegno etico”, ma per attivare “la nostra creatività sociale, politica, a tutti i livelli”, il “nostro impegno di fantasia e la capacità di guardare il futuro guardando a lui”
Ecco, leggendo questo mi è capitato di pregare il Signore per diversi motivi:
1 – perchè mi preservi da questo morbo;
2 – perchè mi aiuti a saper riconoscere il male, in qualsiasi forma esso si presenti, talvolta anche in quelle forme subdole e sottili, velatamente mascherate di bene;
3 – perchè mi dia sempre la forza e la capacità di lasciarmi stimolare e riflettere sugli avvenimenti della vita;
4 – perchè mi dia sempre più forza creativa e capacità di credere nel futuro.
Perchè, devo riconoscerlo, la peste è più vicina a me di quel che pensavo!

Contrassegnato da tag , , , ,

Per amore della verità

La verità non vuol essere detta, né dipinta; vuol essere amata.
Questa frase di Georges Bernanos mi sta accompagnando da quando l’ho scovata qualche giorno fa, mi ha fatto riflettere.
Mi sono trovata a pensare su quante volte dico la verità, anche quando è scomoda, quando può causare difficoltà, quando rompe i rapporti, quando deve essere uno sprone per qualcuno o per qualcosa. Vale la pena dire la verità?
Poi ho pensato a quante volte l’ho dipinta, l’ho messa davanti agli altri solo per apparenza, l’ho tatticamente colorata di quel tanto di credibilità da rendere tutto vero, l’ho fatta assomigliare a qualcosa di più vicino all’adulazione o alla ricerca di false compiacenze. Vale la pena dipingerla?
Oggi, dopo queste riflessioni personali, voglio condividere con voi la frase che ho riportato sopra: io la verità la amo, la amo nel profondo del cuore, non sono capace di vivere senza e la pretendo dagli altri.
“Pro veritate adversa diligere”: questo era il motto del mio amatissimo cardinale Martini e corrisponde all’italiano “per amore della verità, affronto anche le avversità”.
Io, come lui, le avversità dovute a questo le conosco bene: sono le etichette che ti vengono appiccicate addosso, sono le apparenti spigolosità ed asprezze, senza che nessuno si curi di andare oltre.
Carissimi, nonostante tutto devo dire alla mia cara verità che non la dico e non la dipingo, che la amo e non smetterò di amarla!

Contrassegnato da tag , ,
Berlicche

IL CIELO VISTO DAL BASSO

Io Amo Castiglione Olona

la distanza tra Gerusalemme ed Emmaus