In questo periodo sto leggendo questo libro che mi è stato regalato a Natale: testo molto bello che praticamente attraversa la storia, non solo ecclesiale, degli anni “martiniani” a Milano (come specchiarsi nel passato!).
Questa mattina mi capita di leggere, a pag. 290, questo testo nel quale l’autore Marco Garzonio, in riferimento alle tre pesti indicate da Martini nel 1984, in occasione della processione penitenziale promossa per le vie del centro città ricorrendo il quarto centenario di san Carlo, dà questa definizione:
Parlare di peste è alludere a qualcosa di oscuro, di misterioso, di appiccicoso, che quando ti accorgi di averlo addosso può essere tardi; un morbo che aggredisce e corrode, che incute il senso dell’impotenza nella prevenzione e della difficoltà sia nella cura, sia nel risalire alle cause; una malattia tanto pervasiva e difficile da accettare che, quando scoppia e si diffonde, scattano le ricerche degli agenti esterni da cui farla derivare, gli eserciti che una volta portavano la peste, o le proiezioni più mostruose, da caccia alle streghe e processi sommari agli “untori”. Ma non rientra nello stile di Martini agitare i rischi dei mali, come usavano i vecchi predicatori, per incutere paura e suscitare ravvedimenti. Il male esiste, va affrontato, e il primo passo è riconoscerlo, nominarlo. L’invito è a pregare, a riflettere, a battersi il petto in penitenza ed in ascolto di Gesù “per stimolare non soltanto la nostra buona volontà e il nostro impegno etico”, ma per attivare “la nostra creatività sociale, politica, a tutti i livelli”, il “nostro impegno di fantasia e la capacità di guardare il futuro guardando a lui”
Ecco, leggendo questo mi è capitato di pregare il Signore per diversi motivi:
1 – perchè mi preservi da questo morbo;
2 – perchè mi aiuti a saper riconoscere il male, in qualsiasi forma esso si presenti, talvolta anche in quelle forme subdole e sottili, velatamente mascherate di bene;
3 – perchè mi dia sempre la forza e la capacità di lasciarmi stimolare e riflettere sugli avvenimenti della vita;
4 – perchè mi dia sempre più forza creativa e capacità di credere nel futuro.
Perchè, devo riconoscerlo, la peste è più vicina a me di quel che pensavo!