Archivio mensile:Maggio 2015

Cosa ho imparato stando 5 giorni in monastero

il blog di Costanza Miriano

chiostro

di Emanuele Fant

  1. Si può stare in compagnia di Dio senza approfittare dell’incontro per chiedergli un favore.
  2. Chi è più serio durante le funzioni, ha un sorriso migliore fuori.
  3. La zucca non nasce già a cubetti nei sacchetti dell’Esselunga (grazie al monaco Abramo che lo ha spiegato a mia moglie, rendendo la nostra vita familiare un po’ migliore).

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E’ bene ricordare…

ImmagineQuesto post merita una lettura attenta ed approfondita!

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Ecco cos’era..

La vita è fatta di attimi. Sono tre giorni che ripenso ai tanti attimi che hanno composto una vita insieme.

L’attimo iniziale non me lo ricordo proprio, ma ci sono situazioni scolpite nel cuore, alcune in entrambi i cuori, altre solo nel mio, altre nei cuori di molte persone che hanno vissuto gli stessi momenti.

Su tutte i campeggi che ricordavamo sempre con moltissimo piacere. L’armadio delle miss crollato a Riva Valdobbia, i segnali con le torce verso i ragazzi del campeggio vicino, le passeggiate con fermata a metà percorso per chi non ce la faceva e rimaneva con la suora mentre io proseguivo con chi se la sentiva, la gita ai cinque laghi a Culmine San Pietro, la notte in cui le ho messo le sveglie puntate in camera per farle uno scherzo e la mattina dopo che mi ha letteralmente tirato giù dal letto con tutto addosso.

Poi c’erano le riunioni con relative discussioni con don Peppino o con don Giuseppe il parroco. Ed io che ne uscivo spesso accalorata. E lei che il giorno dopo riusciva sempre a mediare tutto. E gli etti di caramelle mangiati per far passare la rabbia. E la volta in cui, se non mi fermava, un ceffone a don Peppino l’avrei dato.

Poi ci sono state anche le situazioni in cui mi ha incaricato di scrivere qualcosa per preparare una messa, un incontro di preghiera. Così come ci sono state le volte in cui, durante qualche partita della Juventus, capitava in casa per farmi fare qualcosa d’altro, così, giusto per farmi un dispetto.

Passano gli anni, non ci perdiamo mai di vista, anzi ci sentiamo molto spesso e ci vediamo appena possibile. Le viene assegnato l’incarico di provinciale e quindi gli impegni si moltiplicano. Viene il giorno della telefonata da un’ora e mezza (non esistevano i cellulari): “Senti, prendi la sedia che ti devo parlare di una faccenda… Adesso che hai capito la situazione, mi raccomando, stalle vicina. Conto su di te”.
Poi viene il giorno che la vado a trovare a Genova e mi dice: “Fossi arrivata 5 minuti prima vedevi la suora che mando da voi. Ti ci troverai bene, vedrai che con te lavorerà bene”. Ed io che, memore dell’esperienza precedente non volevo più avere niente a che fare con certe persone e certe faccende, la mando a quel paese. E lei sorride. Aveva ragione: dietro a quel sorriso ci sta, ancora oggi, il regalo più bello che poteva farmi.

Poi viene l’8 marzo, due mesi fa. So che compie 65 anni di professione religiosa e decido di farle una sorpresa. Graditissima!

Poi arriva l’sms di tre giorni fa che mi avvisa che sta male. Poi l’altro di due giorni fa che mi annuncia il passaggio tra le braccia del suo sposo. E la mente cerca di dare un ordine ai ricordi che affiorano nel cuore.

Ieri la messa esequiale. Ho un impegno nel pomeriggio ed alla mattina mi sparo andata e ritorno da Savona. Ci devo essere e ci sono. Pur nella nostalgia di un atto finale, la gioia di poter proclamare la Parola di Dio e di conoscere una sua sorella che, vedendomi, mi dice: “Abbiamo cercato parecchio il suo numero di telefono”.

Ma ancora qualcosa non quadra. Devo dare un senso a tutto questo.

Nel pomeriggio sono a fare servizio con i quattordicenni della diocesi di Milano al Sacro Monte di Varese. Mons. Delpini, tra i suoi interventi che prendono spunto dal Vangelo dell’Annunciazione, ad un certo punto dice (più o meno): “Ma voi oggi sicuramente pensate che non esistono gli angeli come Gabriele, così come ci presenta il racconto del Vangelo. Ma gli angeli sono quelle persone che Dio vi ha messo sulla strada per insegnarvi ad avere fiducia in voi stessi, quelle persone che vi spingono in alto, ad andare sempre più in là, a mettervi alla prova per osare in grande, quelli che vi chiedono sempre di più”.

E tutto diventa chiaro, in un attimo.

Ecco cos’è stata Geronima per me: un angelo.

Adesso posso cancellare il contatto terreno dalla rubrica: gli angeli sanno sempre come trovarci!

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