Con qualche giorno di ritardo rispetto all’effettivo svolgimento, eccovi una piccola relazione circa la seduta del Consiglio Pastorale Parrocchiale di lunedì 15 aprile scorso.
In breve si è trattato, più che altro, della ratifica di alcune proposte già discusse dalla Commissione Liturgica nella settimana precedente: programmazione del prossimo mese di maggio, delle feste liturgiche di maggio-giugno, abbozzo di quel che riguarda le feste patronali di settembre, qualche accenno all’oratorio estivo di prossima partenza (i cui dettagli saranno definiti a breve).
Personalmente mi sento di sottolineare ed evidenziare l’accenno riguardante l’effettiva partenza della “Comunità Pastorale” (spero si dica così e vogliate scusarmi se sbaglio): in parole povere l’unione delle due parrocchie esistenti di Marnate e Nizzolina che, su indicazione del Vicario Episcopale, è buona cosa che prenda avvio dopo le ferie (indicativamente settembre-ottobre). In tale occasione verrà istituito il nuovo Consiglio Pastorale che andrà rivotato e riformato da capo.
Detto questo, per dovere di informazione, vorrei dedicare un po’ di tempo ad un altro argomento, sollecitata da diversi genitori che hanno a cuore l’educazione dei propri figli e la loro vita di oratorio.
Parto da una considerazione di carattere personale, anzi, mi permetto di partire da una citazione del mio amato cardinale Martini: L’importante è che impariate a pensare, a inquietarvi.
Questo è quello che ho tentato di fare in questi anni con tutte le persone con cui ho parlato oppure che mi hanno letto qua e là. Certo, sono consapevole di essere provocatoria, per qualcuno anche irriverente, ma tutto quello che mi è interessato e mi interessa è che impariate a pensare, a inquietarvi. E’ chiaro che, come per tanto maestro la strada nella Chiesa non gli ha risparmiato critiche di alcun tipo, così lo è per me, ovviamente fatte le debite proporzioni, non essendo io che un niente di fronte ad un Padre della Chiesa!
Fatta questa premessa, quello che sto per scrivere non è LA soluzione, ma UNA proposta di soluzione che può suscitare un confronto aperto, libero, sincero, senza pregiudizi, ma con un solo scopo: la vita del nostro oratorio. Stiano pure lontani da questo post tutti quelli che non hanno intenzione di parlare e leggere chiaro, lontani tutti coloro che fanno dietrologie perchè non scrivo per tirare acqua a nessun mulino personale!
Il problema, sollevato da alcuni genitori, è: “Dobbiamo trovare una soluzione per animare il gruppo dei nostri ragazzi adolescenti che vediamo apatici, poco disponibili a fare qualcosa”. E’ chiaro che i genitori in questione hanno figli in questione! Ma deve essere chiaro che una riflessione di questo tipo non coinvolge SOLO genitori-ragazzi oggi in questa situazione di interesse, ma deve avere un respiro più largo, più lungimirante. Si sa che l’oratorio è una ruota che gira: a seconda delle fasce di età i genitori ed i ragazzi ne sono coinvolti per un certo periodo della loro vita, ma una buona percentuale di loro se ne allontana non appena “espletate le pratiche di rito” = finiti i sacramenti e le feste ad essi connesse c’è uno stop! Chi sceglie di rimanere DEVE avere ben chiaro in testa che rimane per dare una mano, a 360 gradi: l’oratorio, per chi rimane, è una vocazione!
Oggi ci troviamo a far fronte a questa “emergenza” che, peraltro, non è solo nostra. Ritengo buona cosa che ci sia chi si è accorto e ne parli.
Personalmente mi chiedo a cosa serve una catechesi (a livello di unità pastorale o anche solo parrocchiale) se questa non produce un legame tra Parola e vita, se questa non educa ad un servizio che non sia “quando ne ho voglia” oppure d’estate perchè non c’è altro di meglio da fare durante le vacanze, ma un punto fermo nella settimana (giornata?) di un adolescente e di un giovane. Credo in Gesù? Cosa ha fatto lui, oltre ad indicarci una strada? L’ha vissuta! Quindi la prima cosa che dobbiamo fare è creare una catechesi che sia un percorrere INSIEME una strada. Ai giovani ed agli adolescenti le parole non bastano: hanno necessità di una guida, di qualcuno che stia con loro, al loro livello, che condivida i loro problemi, che sia la spalla su cui piangere ed il piatto in cui mangiare insieme una pizza! E molto di più, a volte…
PUNTO 1 – CERCHIAMO UNA GUIDA, che potrebbe essere, perchè no, anche una religiosa. Valorizziamo il compito delle donne nella Chiesa. E non pensiamo tanto ai sacerdoti superman perchè non esistono!
Di conseguenza, cominciamo a creare un gruppo di ragazzi che abbia a cuore, oltre che la propria crescita personale e di gruppo, anche di indossare la tuta (da lavoro, da ginnastica…) e spenda il proprio tempo in un impegno continuativo. Ognuno ha passioni e interessi da coltivare. A nessuno è mai venuto in mente che si potrebbe anche coltivare la passione di far giocare un gruppo di bambini a calcio? A nessuno è mai venuto in mente che c’è anche il muro da imbiancare, la porta da sistemare, la rete da mettere, l’erba da tagliare? Ed ammesso che l’idea sia passata nell’anticamera del cervello di qualcuno, cosa impedisce di metterla in pratica? E’ così difficile trovare, nei 10.080 minuti che compongono una settimana, quei 60 da dare agli altri? E’ sicuramente più bello dedicarsi a sollazzi vari, ma allora non siamo coerenti con quello che diciamo di credere e di pregare.
PUNTO 2 – DATEMI LE VOSTRE AGENDE questa potrebbe essere una bella provocazione per i ragazzi: ti trovo 60 minuti, nell’arco di una settimana, da dare a Gesù attraverso gli altri, non gli amici con cui chiudere il cerchio del gruppo, ma gli estranei, quelli che si aspettano qualcosa da te.
Nella multiformità dei caratteri e delle sensibilità, non è possibile pensare che tutti facciano tutto: la tuttologia è solo materia di Pico de Paperis nei fumetti di Topolino (ed a volte per i genitori che pensano che perchè i propri figli non fa qualcosa sono da meno di altri che la fanno)! C’è chi ha a cuore la riflessione e chi è persona d’azione, c’è chi è allergico alla palla e chi invece se la porta a letto, chi è stonato e chi è un’ugola d’oro. E questo non vuol dire che uno è migliore dell’altro: vuol dire solo che Dio ci ha creato diversi perchè ci trovassimo insieme a scoprire l’amore ed a costruire la vita.
PUNTO 3: VALORIZZIAMO I TALENTI e per fare questo è necessario ascoltare chi ci sta davanti! L’agenda non va compilata tanto per mettere nero su bianco, non si fanno le cose tanto per farle o perchè abbiamo sempre fatto così. Chi si impegna deve valorizzarsi nell’impegno che prende, deve trovare, in questo tempo messo a disposizione, la gioia di realizzare la sua capacità, la sua indole. Solo così è contento di uscire di casa ed investire i famosi 60 minuti.
Facendo tutto quanto sopra sarà inevitabile che vengano a crearsi gruppetti di persone che condividono una passione e quindi si troveranno a collaborare insieme, ragazzi e ragazze. Questo insegnerà loro a conoscersi più profondamente, mettendo in comune progetti ed azioni. Che cos’è questo se non, a volte, l’inizio di un progetto ancne di coppia?
AI RAGAZZI: io sono convinta che sapete fare grandi cose. Dimostrate agli adulti che non siete degli incapaci e che non è vero che niente vi interessa. E’ una sfida, contro il mondo ma soprattutto contro voi stessi. Lo so che dentro di voi ci sono turbini di pensieri e anche la sfiducia verso questa vita che non vi da mai spazio. Prendetevelo: ne avete tutto il diritto! Non sprecate tempo dietro a tante cose che vi lasciano solo insoddisfazione. Nel cuore di ciascuno c’è un mondo di felicità che niente vi può mai rubare, tanto meno gli adulti. E fate del nostro oratorio il vostro capolavoro di gruppo! Pensate non coniugando al presente, ma al futuro! Si accettano proposte (ed anche insulti!).
Dietro ogni oratorio c’è una famiglia, anche allargata a volte, ci sono comunque due genitori. Lo so che non sono la persona ideale a fare considerazioni, non essendo genitore. Però ho l’impressione che spesso i genitori sono poco autorevoli, autoritari magari sì, ma non autorevoli. In molti casi la parola del genitore fatica ad arrivare perchè è imposta, non ragionata. In altri casi c’è il genitore “riflesso”, quello che vorrebbe per i propri figli ciò che lui vuole e non lascia libera scelta. In altri ancora c’è il genitore “good parking”, ovvero quello che pensa all’oratorio come il buon parcheggio per i propri figli che… “siccome vanno all’oratorio” sono bravi per forza!
AI GENITORI: avete un compito gravoso in questi tempi grami… ma non sprecatelo dietro a piccole cose. Non sono le piccole o grandi lotte interne a fare felici i ragazzi. Non si tratta di stabilire se è meglio il gruppo che pensa alla preghiera ed alla formazione religiosa, rispetto a quello che pensa ad organizzare e lavorare manualmente. Si tratta di prendere sul serio le cose, di dargli un nome, anche quando questo costa fatica ed incomprensione, anche quando i toni delle discussioni si alzano: l’importante è che si alzino per il bene comune, per il bene dei propri ragazzi, per il bene del nostro oratorio.
Dopo Martini sarà più difficile crogiolarsi nel “quieto vivere”, dire “ma che cosa c’entro io?”, osare poco, inseguire comode uscite di sicurezza, resistere all’amore. (da “Il profeta” di Marco Garzonio).
Scusatemi, ma io al quieto vivere proprio non so dare retta, non so resistere all’amore!
Mi piacerebbe che questo post venisse commentato, non solo dietro le mie spalle, ma anche davanti ai miei occhi e, se possibile, nero su bianco.
Io questo coraggio ce l’ho, a costo di farmi sparare alle spalle. Per ora non l’ho letto in altri.
Che sia questo che bisogna insegnare?